Il “lavoro” per Terra Futura

Sarà il tema centrale dell’evento con 600 aree espositive, 280 eventi culturali e mille relatori tra esperti e testimoni di buone pratiche. Intervista a Stefano Biondi, uno dei promotori 
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Dal 25 al 27 maggio 2012 torna a Firenze, presso la Fortezza da Basso, Terra Futura: la grande Fiera internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Tema scelto questo anno è “Lavoriamo per il futuro. Lavoro, sostenibilità ed equità”.  Dibattito drammaticamente attuale per chi crede, come gli organizzatori, tra cui Acli e Caritas, alla possibilità di costruzione di un’economia civile e solidale come una delle vie per uscire dalla crisi mondiale.

Nel pomeriggio di domenica, un convegno moderato dal caporedattore di Città Nuova, Paolo Lòriga, promosso anche dal movimento Umanità Nuova e dall’Istituto universitario Sophia esplicita il progetto culturale portato avanti da queste realtà, legate al Movimento dei focolari, per il nostro Paese. “L’Italia che vogliamo” è il titolo mentre la lunga didascalia che spiega il senso dell’appuntamento offre anche la prospettiva da cui guardare la nostra nazione: “Democrazia, lavoro ed economia nella Costituzione Italiana. Democrazia e crisi della rappresentanza. Uscire dalla crisi con un nuovo modello di economia e di rapporto con il lavoro”. Stefano Biondi, segretario Fiba Cisl Toscana, è uno dei promotori dell’evento.
 
Stefano Biondi su che tipo di lavoro discuterete in questi giorni ?
«Quello di cui parla l’art. 1 della Costituzione. Non il lavoro funzionale alle logiche predatorie delle grandi imprese multinazionali, non il lavoro vassallo delle isterie dei dominus finanziari, ma il lavoro come valore in sé, come fattore cruciale nello sviluppo dell’individuo e della società. Per questo il lavoro di domani non può non collimare con una politica di redistribuzione dei patrimoni e dei redditi, le cui discrepanze (fra i piani alti dei manager e gli scantinati del precariato)minano ogni giorno di più la coesione sociale dei nostri territori».
 
Tema impegnativo e forte che non collima con le decisioni economiche varate dai governi europei in questi tempi…
«Il lavoro da promuovere deve rispondere alle esigenze reali delle comunità. Che cosa ci serve davvero? Penso alla salute, all’istruzione, alla tutela ambientale, ai trasporti locali: tutte “produzioni” pubbliche, su cui tirare ancora la cinghia equivarrebbe a tagliarci il futuro. Per questo giudico scellerato il trattato europeo fiscal compact che impone anche per l’Italia un attivo di bilancio da raggiungere a tappe forzate, e da cui consegue il divieto di deficit inserito nella nostra Costituzione. Una camicia di forza simile sarebbe un colpo di grazia per le capacità di spesa di stato ed enti locali, una campana a morto per i diritti sociali su cui l’Italia repubblicana e l’Europa del dopoguerra sono state edificate».
 
Che proposte arrivano da Terra futura in un momento di recessione?
«Senza lavoro non sarà possibile nessuna crescita ed è un’impostura affermare il contrario, quando mai si è visto un campo di grano crescere da solo e poi dare lavoro? Il lavoro di cui abbiamo bisogno deve tornare in sintonia con le reti locali e le filiere corte, per rendere nuovamente possibile un rapporto diretto fra produttore e consumatore: solo così i nostri acquisti possono recuperare una valenza sociale e sostenibile a livello ambientale. Serve ridare fiducia all’artigiano e al piccolo agricoltore invece che alle grandi catene commerciali, il cui strapotere ha finito per ridurre gli scambi commerciali a una cortina fumogena: l’illusione delle offerte speciali ha portato via lavoro “buono” dalle nostre città, accrescendo il lavoro alienante e i profitti dei soliti noti. E’ ora di cambiare, e alcuni strumenti già ci sono: dai gruppi di acquisto solidale alla sperimentazione di una moneta locale complementare all’euro».  
 
Quali testimonianze porterete a Terra Futura ?
«Un esempio da seguire è quello del consorzio calabrese Goel, nato anche dall’impegno del vescovo Bregantini, che ha saputo tessere una rete di cooperative, che vanno dalla coltivazione di arance all’abbigliamento, capaci di prendere il volo attraverso democrazia interna e canali commerciali alternativi, alla faccia della ‘ndrangheta e della favola del meridione improduttivo. I ragazzi del consorzio Goel saranno nostri ospiti a Terrafutura insieme a tante altre scintille di speranza, i Ragazzi di Sipario, Antica Focacceria San Francesco di Palermo, Teresa Timpano e i Ragazzi della Nuova Cucina Organizzata NCO: per costruire insieme un mondo a misura d’uomo, con la consapevolezza rincuorante di non partire da zero».  
 
Ma il problema vero non rimane l’accesso al lavoro?
«Già. Occorre trasparenza ed equità, non solo nel settore pubblico. L’accesso al lavoro (e anche l’uscita.) deve essere sottratta ai ricatti, alle gestioni clientelari o ai pregiudizi di opinione. Ci vogliono norme e codici che rendano chiara, leggibile la filiera dell’accesso al lavoro, libero da ogni discriminazione e infine il lavoro deve essere libero dal ricatto della criminalità organizzata. È questione di costituzione realizzata. Ci vuole una bonifica a tutti i livelli, politico e imprenditoriale» 

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